Sveliamo il mistero del patrimonio di Tinto Brass, iconico sceneggiatore e regista italiano. Vediamo insieme tutti i dettagli.
Quando parliamo di Tinto Brass, facciamo riferimento ad una delle figure più innovative del panorama cinematografico italiano. Egli infatti rappresenta il vero punto di riferimento dell’arte libera ed erotica nel nostro paese, riconoscimento per il quale Brass ha lottato tutta la vita. Combattendo contro la censura, i suoi lungometraggi sono entrati nella storia, in particolare uno dei primi – La chiave – prodotto ispirato al romanzo giapponese di Tanizaki. Nel corso della sua carriera, possiamo citare diversi film di successo, tra cui L’urlo, Con il cuore in gola, ma anche Salon Kitty – in cui denaro, sesso e piacere vantano il vero focus della trama.
Con un bagaglio di più di trenta opere non è difficile immaginare quanto Brass si sia arricchito nel corso della sua lunga carriera, il regista infatti vanta un patrimonio non indifferente. Tuttavia, gli eredi ebbero da ridire sulla gestione dei beni da parte del padre. Tinto Brass infatti è padre di due figli, Beatrice e Bonifacio, nati dal rapporto con la prima moglie – Carla Cipriani, scomparsa prematuramente nel 2006. Anni più tardi, il regista sposerò la sua seconda ed attuale moglie, la psicoanalista Caterina Varzi.
Tinto Brass, il mistero sul patrimonio scomparso
Nel 2010, il famoso regista e sceneggiatore di film erotici venne colpito da un ictus, tragedia che provocò una temporanea perdita della memoria. Il fatto spinse i figli a chiedere ulteriori verifiche rispetto allo stato di salute del padre, soprattutto in seguito alla scomparsa di alcuni quadri di valore dalla sua abitazione. Bonifacio e Beatrice chiesero l’intervento del Tribunale, proponendo che gli venga assegnato un amministratore del patrimonio. Il tutore avrebbe il compito di controllare le spese e i movimenti attuati da Brass, in modo che la malattia non lo spinga a sperperare il patrimonio. In seguito ad una lunga battaglia, Tinto Brass decise di nominare la moglie Caterina Varzi amministratrice.
Parliamo quindi del controllo sulla casa di proprietà e sui 30.000 euro annui che Brass riceve per legge, in base al versamento dei contributi e quindi alla pensione a lui assegnata. A questo proposito, il regista ha commentato: “A volte accade […] che siano i figli a portarti in Tribunale, accusandoti di dilapidare il patrimonio” – ha quindi concluso – “Io mi sento come Sofocle”. Durante l’udienza, l’avvocato di Brass ha chiarito il valore del patrimonio del cliente, accettando l’accordo che vede la seconda moglie come amministratrice.