Il tema della riforma delle pensioni è veramente caldissimo e vediamo di capire che cosa succede a gennaio 2023.
Sicuramente i lavoratori da tempo stanno chiedendo la possibilità di andare in pensione prima e con meno contributi.
Dall’altra parte però c’è anche il fatto che quota 102 e ape sociale ma anche opzione donna teoricamente finiscono col 31 dicembre prossimo.
Rivoluzione pensioni anticipate 2023
Ma ci sono alcune precisazioni da fare. Se quota 102 effettivamente finirà con la fine dell’anno, riguardo APE sociale e opzione donna il discorso cambia completamente.
Infatti gli osservatori della politica stanno sostenendo con forza che APE sociale e opzione donna in realtà continueranno anche nel 2023. Anzi si parla con forza di un’estensione di opzione donna anche agli uomini. Questa nuova misura si chiamerà opzione uomo oppure opzione tutti ma quello che conta è che il vantaggio sarà comunque sia forte. Ma oggi gli esperti del mondo delle pensioni sostengono che la via obbligata è proprio quella di un’uscita a 64 anni proprio a partire da gennaio. Infatti gli esperti dicono che è praticamente scontato il fatto che con la riforma delle pensioni si potrà andare in pensione già a 64 anni per quanto riguarda la pensione di vecchiaia.
Cosa cambia dall’anno prossimo e cosa non si può fare
Il ragionamento in definitiva è molto semplice, cioè una quota 41 per tutti sarebbe troppo costosa. Anche opzione donna a tutti tenendo fermi i paletti che ci sono oggi sarebbe troppo costoso e così ben informati dicono che il governo andrà verso una via d’uscita a 64 anni per tutti. Quindi sostanzialmente viene ampliato quello che oggi è possibile fare per chi ha la pensione anticipata contributiva. Il discorso più delicato riguarda però il taglio che dovrà essere effettuato all’assegno.
Come funziona l’uscita a 64 anni
Quindi se la pensione arriva ad essere di 64 anni per tutti come ormai è praticamente scontato ci sono due possibilità. La prima possibilità è un ricalcolo contributivo della prestazione. Ma un calcolo contributivo della prestazione significa un taglio molto duro dell’assegno. Ma ovviamente c’è anche una seconda possibilità che è quella preferita dai lavoratori e anche dai sindacati. Questa possibilità è quella del cosiddetto taglio lineare per ogni anno di anticipo. Significherebbe imporre un taglio del 3%, per ogni singolo anno che si va in pensione prima dei 67 anni di età. Quindi in pratica starebbe al lavoratore scegliere quale età vuole andare in pensione sapendo che ogni anno di anticipo significa un taglio del 3% sull’assegno. Quindi andare in pensione prima dei 67 anni significa che ogni anno di anticipo andrà a pesare proprio per il 3%.