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Parla il padre del neonato soffocato al Pertini: “Hanno lasciato mia moglie da sola”

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Federica Pollara

Continuano le indagini sulla morte del neonato di tre giorni, deceduto per soffocamento all’ospedale Pertini di Roma.

La tragedia ha avuto luogo lo scorso 7 Gennaio: la madre si è addormentata con il bambino ancora in braccio dopo una poppata notturna; quando si è svegliata, il piccolo non c’era più e le infermiere le hanno comunicato il decesso del suo primogenito.

Il padre del neonato ha parlato alla stampa – topday.it

Gli esami tossicologici della madre 30enne sono risultati negativi, confermando quindi che la donna non avesse assunto alcun tipo di sostanze o farmaci prima di addormentarsi quella fatidica notte. Per questo il dito rimane sempre puntato contro lo staff dell’ospedale.

I due giovani genitori hanno subito dichiarato la poca attenzione dello staff medico nei loro confronti. I due hanno raccontato la loro versione dei fatti a due diverse testate italiane. Nella sua intervista, il padre ha lamentato:

“Abbiamo letto sul web i commenti di tante donne che hanno lamentato di essere state lasciate sole dopo aver partorito al Pertini. Tutte stremate dal parto. E tutte impossibilitate a prendersi cura come si dovrebbe di un neonato”.

“Non l’hanno nemmeno svegliata”

Poi ha raccontato ancora una volta quanto successo alla moglie: “Era sfinita. Ma le hanno subito portato il piccolo per l’allattamento. E hanno anche preteso che gli cambiasse il pannolino da sola. Ma lei non si reggeva in piedi. Quando ha scoperto tutto mi ha chiamato al telefono. Ma quando sono arrivato non c’era più nulla da fare”.

La madre è stata lasciata sola dal personale medico – topday.it

“Non l’hanno nemmeno svegliata. Non sappiamo bene chi se ne sia accorto. All’1,40 di notte è stato dichiarato il decesso”. Il problema, alla radice, è la pessima organizzazione degli ospedali italiani, soprattutto alla luce dei protocolli covid ancora in uso e totalmente inutili. Anzi, date le testimonianze di chi ha avuto bisogno di cure ospedaliere, definitivamente dannosi.

I protocolli andrebbero rivisti. Se non è capitato ad altri è solo perché sono stati fortunati”, ha concluso il padre. Se gli fosse stato permesso l’ingresso, come suo diritto e come veniva tranquillamente fatto prima dell’avvento del Covid, questa tragedia avrebbe potuto senza dubbio evitarsi.

La denuncia della madre

Anche la madre ha raccontato la sua versione dei fatti: “Ero felice, era accanto a me. Poi mi sono risvegliata e lui non c’era più. L’infermiera mi ha informata di quanto era successo. Non ho capito più niente, mi hanno subito cambiato di stanza”.

Ho chiesto aiuto però non è mai arrivato nessuno. Non mi davano ascolto. Ho 29 anni ma ero stremata dalla fatica. Il travaglio era durato più di dieci ore. Un parto naturale. Ci sono informazioni che potremo avere solo dall’autopsia. Ancora non sono certa di niente”.

“Ripeto, io lo avevo accanto mio figlio. Poi non l’ho visto più. Non si sa se sia morto soffocato. Come si fa a dirlo prima? Più leggo e più sto male, la mia vita è rovinata. Non sparate sentenze prima dei risultati delle indagini”.

Protocollo covid: salva o miete vite?

La procura adesso indaga per omicidio colposo, anche se la direzione sanitaria sta cercando di difendersi in tutti i modi. Per le tante persone che hanno testimoniato e stanno ancora testimoniando sulla non curanza e la sgarbatezza con la quale il personale medico tratta i pazienti dall’avvento del Covid, le difese del Pertini non reggono.

Purtroppo di queste testimonianze ormai si perde il conto, tra gli ospedali di tutta Italia. Una negligenza che non dovrebbe accadere, dato che lo stesso protocollo medico prevede che, al momento del parto, insieme alla madre sia presente un accompagnatore.

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