La crisi energetica in atto potrebbe spingere il governo a una manovra molto spigolosa. Per tagliare le bollette si potrebbero sbloccare 14 miliardi di euro dai fondi EU ma utilizzarli potrebbe essere un problema.
Il governo italiano, per contrastare il caro bollette, starebbe pensando di utilizzare vecchi fondi strutturali europei che non sono stati ancora spesi nè impegnati giuridicamente. Questi fondi, in scadenza nel 2023, servirebbero a finanziare famiglie e imprese piegate dalla crisi energetica. Il 4 Ottobre, l’Ecofin, ha dato un primo via libera per l’Italia, sbloccando 14 miliardi di euro. Risorse che sulla carta sembrano essere quelle ma che nella realtà potrebbero essere inferiori.
Infatti, recuperare questi soldi non è affatto semplice almeno per due importanti motivi. In primo luogo perchè il monitoraggio da parte della Ragioneria è datato 30 aprile 2022 e quindi il dato del tesoretto di fondi potrebbe essere sovrastimato. In secondo luogo perchè l’Europa consente di modificare solo l’ambito di utilizzo di questi fondi. Sarebbe in pratica possibile utilizzarli per le bollette anzichè per le politiche di riduzione dei divari occupazionali, sociali e industriali. Ciò che non può essere cambiato e il vincolo di destinazione territoriale, infatti, l’80% dei fondi sarebbero destinati al Sud.
Maurizio Leo, consigliere del neo governo Meloni, conta molto su questi soldi ma non sarà facile trovare la giusta soluzione. Di questi 14 miliardi, infatti, oltre 10 sono legati ad un fondo creato in pandemia da Bruxelles che si chiama React-Eu. Con questi soldi l’Italia copre la decontribuzione al 30% per i paesi del Sud e gli sgravi per le assunzioni di donne e giovani. Il prossimo dato della Ragioneria quindi farà emergere queste spese che fino ad aprile non erano ancora state registrate.
Quindi, a meno di non cancellare gli aiuti all’occupazione, la situazione sembra essere molto intricata. Infatti, se dovesse essere rispettato il vincolo territoriale le regioni del nord e del sud gioverebbero in maniera diversa di questi fondi. Molte regioni come Lazio, Lombardia, Veneto, Liguria, Puglia hanno già speso tutto o quasi e, allo stesso tempo, Campania e Sicilia presentano gli avanzi più corposi, quasi un miliardo a testa.
Da ciò ne scaturirebbe che, le famiglie siciliane e campane, avrebbero più agevolazioni nel pagare le bollette delle famiglie lombardo-venete. Da ciò emergerebbe un vero e proprio paradosso. Le regioni che hanno mostrato di essere più efficienti, spendendo più velocemente i loro fondi sarebbero penalizzate perchè non hanno più residui.
Le perplessità aumentano se poi si guarda a quali programmi andrebbero sottratti questi fondi per abbassare le bollette. Per contrastare il caro bollette infatti toglierebbero 915 milioni all’ambiente, 885 milioni alla lotta alla CO2, 429 milioni per il contrasto al cambiamento climatico e 685 milioni per combattere la povertà.
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